Recensione di L. Rocco al Premio Nazionale Sìlarus 2012

29.08.2012 19:30





Lorenza Rocco



Un caloroso saluto ai presenti, in particolare al dr. Mario Guida,  allo squisito

padrone di casa in questa mitica Sala rossa, tra i luoghi

simbolo della cultura
napoletana. Ed e sempre un'emozione ritornarvi.
Un grazie commosso all 'autore Leonardo Mastia, che si e fatto dono

agli altri con "II Viale degli Angeli". Per Tolstoj "scrivere è

intingere la penna nelle
proprie ferite". Mastia ripercorre, sui filo della memoria,  ogni

segmento del suo dramma intimo e familiare, donandoci un libro che

coinvolge e sconvol­
ge, dal punto di vista umano, un libro che non e possibile incastonare

in una
definizione univoca.
Romanzo autobiografico, romanzo verita, romanzo confessione, romanzo

di memorie, romanzo psicologico, romanzo corale? Questo e tant'altro

perche "II Viale 'aegli  Angeli" Boulevard Semrier  rifiette la vita

in toto, nella com­ plessita  dei suoi  aspetti, nel  perenne

chiaroscuro,  nel filo che si dipana tra eros e tanathos, sollecitando

interrogativi inquietanti sul senso della  vita, sui dolore, sulla

morte. Un libro rivelazione,  sotto il profilo letterario. Leonardo

Mastia, neofita della narrativa, rivela il dono nativo di immergere  

il lettore nella pagina con una scrittura gia adulta nel respiro e nel

ritmo narrativo, nelle
descrizioni, nei dialoghi, nell'andirivieni della memoria. Memoria non

in sen­ so cronologico di passato, presente e tilturo, rna in senso

bergsoniano di tempo come durata, per cui cio che ha inciso

profondamente, resta vivo e presente nel serbatoio della memoria.E

l'io narrante, che coincide con l'autore, ripassa alla moviola come

tanti fotogrammi di una pellicola, in un continuo flusso di
coscienza.
Qual è il senso della scrittura di Mastia? Perche affida alla pagina

il suo  dramma?
Leonardo Mastia si rifugia nella scrittura non per esorcizzare il

dolore, il dolore innaturale della scomparsa di un: figlio è uno

strappo che non si ricuce, che l'anima somatizza e diviene amputazione

fisica. "Non ci si consola, no no. Credi, è uno strappo del cuore",

scrive Giosue Carducci all'amico Chiarini, dopo la morte del figlio

Dante.
Mastia scrive per ricordare, per cristallizzare  il ricordo. Non muore

mai chi resta nel ricordo dei vivi. E vivere nel ricordo di che

abbiamo amato e ri­ nascere ogni giomo, e continuare ad amare. La

capacita piu straordinaria della Letteratura  e dell'Arte e arrestare  

il tempo, opporsi  alia sua ala distruttrice, impedire alia morte di

cancellare chi ci sottrae, di annullare cio che abbiamo veramente  

amato. Su  queste  impressioni  di lettura sara interessante  in  una

conversazione  aperta, il confronto con i relatori, con l'autore, con

voi  tutti amici e gentili ospiti, dando spazio alle parole dellibro,

sempre da privilegiare alle parole sui libro, da chiunque vengano

pronunziate. Proporremo qualche flash dal libro, come invito alla

lettura, che persino "cattiva  maestra televisione" definisce "cibo

per la mente". I libri esistono in quanto vengono letti e 1'attento

lettore, in relazione alla sua sensibilita, al suo vissuto diventera

co-autore, partecipando a quella che Gadamer chiama "fusione di

orizzonti". "Il Viale degli Angeli" è da consigliare a tutti perche

nella vacuita del presente induce  a riflettere sull'essenziale, sul

senso della vita, sui grandi temi del DOLORE e della Morte, sollevando

 interrogativi inquietanti.  Perche la sofferenza degli innocenti'?

Perche la morte precoce? Ed e un topos letterario, dai classici  ai

moderni. Virgilio, il poeta della divina malinconia, il poeta delle

lacrimae rerum, del dolore universale, canta la morte degli eroi

giovanetti con immagini di rarefatta  bellezza: Eurialo morendo  piega

il capo come un fiore purpureo reciso dall'aratro, o come un papavero

che, pregno di rugiada, china il capo a terra.
Mastia, ripensando ad Antonio nella fase terminale: "ebbi

l'impressione di un ramo spezzato dell'albero, già reclinato e proteso

verso la terra".
"Funere mersit acerbo" è un verso di Virgilo che dà il titolo ad una

lirica di Giosue Carducci, in cui il poeta-artiere piange il

figlioletto con il pianto discreto, intima.  Non a caso nella lettera

al Chiarini scrive: "ho pianto e ho ruggito  in silenzio meco stesso".

Pianto antico perche nato quando l'uomo meditò per la prima volta

chela natura si rinnova in contrasto con l'individuo che, una volta

defunto, non ritrova piu le vie della luce. Pianto virile, "grido

contratto", "pianto che non si vede" in Giuseppe Ungaretti, nella

sezione "Dolore" di "Vita di un uomo", dedicata alla scomparsa del

piccolo Antonietto. E Mastia per Antonio: "Piangevo dentro". C'e la

sensibilità lirica nell'autore in un romanzo che si configura come una

porta, che apre altre porte.
I grandi poeti ci leggono dentro piu di quanto noi possiamo leggere

loro.
Versi immortali memorizzati costituiscono  non solo una ricchezza

inalienabile, ma sono fonte di serenità e di conforto, di forza

interiore, nei  momenti drammatici  che la vita ci riserva. Non c'e

momento della vita che non possa identificarsi in un verso. Nel "Viale

degli Angeli" non sono protagonisti  solo il dolore e Ia motte, rna

tutti i sentimenti dell'animo umano incarnati in questo o quel

personaggio: amore, amicizia, generosita, solidarieta, coraggio,

paura, timore, speranza. L'uomo, copula mundi, capace di altruismo e

di bonta come di egoismo, meschinita, cattiveria. L'Humanitas nelle

sue infinite sfaccettature e la vita prima materiato di pene e di

dolcezza. Le figure femminili, dalla madre Roberta, monumento di amore

e di dolore, alle tenerissime sorelle, alle nonne doppiamente madri,

alla giovane Francesca devota e generosa sono emblema di dedizione, di

solidarieta, di pazienza e di concretezza, di operativita. Penso alla

straordinaria  Madame De Le Pen, cosi professionale, cosi umana, madre

di tutti gli angeli. Ed eccoci a lui; il campione dal berretto rosso

con la passione delle moto, aspirante pilota di Formula 1. Bello "come

un dipinto di Botticelli", intelligente,  generoso,  ironico,

coraggioso. Battute indimenticabili. 11 pianto represso per non dare

soddisfazione  a un francese. Generosita struggente  verso i compagni  

di sventura,  gli angeli del  Boulevard  Serurier, che come lui

percorrono tutte le stazioni della Via Crucis: Lorenzo,  Teresa,

Sebastian, Abdel (il Cristo Velato), Tony, Marcel, Angelica, senza

distinzione di lingua, di razza, di nazione.
Nell'Ospedale Robert Debre il dolore, da individuale diviene corale:
II giorno dopo, giunto in reparto di buon mattino con mia figlia,

avevo subito trovato una porta spalancata nel corridoio.Un altro

materasso ripiegato./La cameretta di Abdel era vuota, (il

monitorfrequenzimetro spento, il suo comodino sgombro./La tapparella

quasi del tutto abbassata allungava in quella stanza l'ombra sinistra

della morte./Abdel non c'era piu, sene era andato durante la notte

anche lui./L'ultimo pacco di biscotti che gli avevo portato

dall'Italia era buttato li nel cestino dei rifiuti vicino alla

porta.!Anche ll Cristo velato d ha lasciato, - pensai subito. E

finalmente ritornato  a casa, se ne e andato cosi come era arrivato in

assoluta poverta e solitudine
senza nessuno che gli sia stato vicino, mi Ia madre, ne una sorella,

unfratello, un amico./Povero  Abdel, rivedevo il suo volta, quello di

Teresa, di Lorenzo, ripensavo  ai loro destini che, sia pure per breve

tempo, si erano incrociati
con quello di mio figlio e mi sentivo assolutamente  inerme e

spaventato  del domani!Quando  lo vidi per Ia prima volta in que!

lettino, da solo nella sua cameretta, era coperto solamente da un

lenzuolino  bianco e leggero che te­ neva tirato fino a/ menta e che

disegnava,  avvolgendolo  come un sudario, quel corpicino esile e

tremante. La magrezza degli stinchi, delle ginocchia, delle spalle,

sembrava  volesse perforare que/ lenzuo/o ed evidenziava  tutta Ia

sofferenza, il dramma di que/ fisico debilitato e catatonico. Come ho

gia detto, per me fu da subito II Cristo velato del reparto di

oncologia pediatrica dell'ospedale Robert Debre.Madame DeLe Pen era

seduta dietro alia scri­ vania bianca.  Esitai un poco, lei ci fissò

con tenerezza e schiuse le labbra nel solito sorriso di franca

cordia/ita. Quindi si alzo ed abbraccio Roberta con calore, poi si

avvicino  a me.Mi  abbraccio  visibilmente  commossa./Poi mi guardò

negli occhi e in un italiano che mi sembrò stranamente più compren­

sibile del solito disse:/i bambini non dovrebbero  mai lasciarci, noi

tutti  qui lottiamo  con vera passione e sacrificio, ci affezioniamo  

a tutti quantiloro, siano essi francesi, italiani, algerini, perche il

periodo di degenza per ognuno e quasi sempre molto  fungo e quando uno

di  foro sene va, per noi e sempre un colpo durissimo, una sconfitta.

In questo ospedale si da il massimo, ma non possiamo andare oltre aile

conoscenze  scientifiche ad oggi acquisite, ne possiamo combattere

contro il disegno divino. Li amiamo come fossero nostri figli

indistintamente ed io persona/mente Antonio lo portero sempre nel

cuore.
Mi displace, mi dispiace tantissimo, a volte noi stessi ci sentiamo

inutili, ma poi continuiamo a combattere, come  e giusto che sia. A

volte perdiamo, altre volte abbiamo Ia soddisfazione di salvare una

giovane vita, di vedere premiato il nostro impegno. Scusateci se con

vostro figlio non ci siamo riusciti.
Per il divino poeta tre case sono rimaste del Paradiso: "Le stelle, i

fiori, i bambini" (Paradiso - Canto V). I bambini del Boulevard

Serurier, meteore in "quest'aiuola che ci fa tanto feroci" sono angeli

ansiosi di ritornare in Paradiso: regno della luce, della musica,

dell'armonia, della carita.
Nel testa aleggia un sensa di malinconia scandito, oltre che dalla

parola, dal silenzio, nei momenti piu drammatici. E tanta

"leggerezza".
Un filo lega il teatro dei burattini prima avvisaglia del subdolo

male, a Euro Disneyland, a Parigi (nuovo impatto con il male), al Luna

Park dell'Eur chiuso, messo in moto da un omaccione dal cuore

generoso.
"L'ultima neve di Primavera" e colonna sonora e struggente della

vicenda, che pure fino alla fine, testimonia il connotato perduto

della Speranza. Speranza dura a morire, speranza inossidabile che solo

l'amore di un padre, di una madre puo generare.
La speranza, cioe una scintilla, una goccia di lei, non abbandona

l'uomo, neppur dopo accadutagli la disgrazia Ia piu diametralmente

contraria ad essa speranza, e la piu decisiva.
G. Leopardi- Zibaldone (8 ottobre 1820)
Speranza, che non ha confini in senso letterale e metaforico: da

Napoli a Roma a Parigi, a Friburg in Germania, a Citta del Messico, a

Philadelphia. L'ottimismo della volonta in un corpo a corpo contro

l'arido raziocinio. L'eros, l'amore, la vita contro Tanathos, l'odio,

la meschinita,la grettezza, la morte, la nera signora sempre in

agguato, mentre  il cerchio si chiude.  La speranza vacilla ogni volta

che un materasso resta vuoto, che un Angelo spicca il volo.
Un dolore sordo in un inarrestabile flusso di coscienza. Alla moviola

tutti i fotogrammi di una lotta per la vita, durata cinque lunghi

anni. Indelebile "Il Viale degli Angeli", nonostante tutto, e una

testimonianza  di vita, di valori autentici.
Per Roland Barthes "scrivere  vuol dire far vacillare  il senso  del

mondo. Provocare una interrogazione indiretta sui senso della vita".
Leonardo Mastia è riuscito perfettamente perche, al di sotto dello

scrittore, c'e "la pianta uomo". Oggi sempre piu rara.